Nel registro dattiloscritto, il Direttore della Scuola medica da campo Giuseppe Tusini racconta le vicende che portarono all'istituzione di tale ente. Dopo aver esplicitamente chiesto di poter partire per il fronte, pur avendo potuto per età e meriti accademici, svolgere una semplice attività di supervisione nelle retrovie, Tusini divenne Consulente chirurgico delle III Armata. Nelle prime pagine dello scritto il futuro Direttore della Scuola medica da campo illustra come, nonostante tuttu gli sforzi del Comando Supremo, l'esercito non disponesse di un numero sufficiente di medici in prima linea e fosse stato costretto a richiamare anche gli studenti di medicina, conferendo loro il nuovo grado di "Aspirante ufficiale medico". Da qui, sottolinea Tusini, l'idea di costituire una scuola militare che permettesse ai giovani di terminare gli studi e, allo stesso tempo, di prestare servizio al fronte. Tusini illustra come San Giorgio di Nogaro apparve subito come il luogo prediletto per ospitare la scuola, poiché disponeva già di 13 ospedali da campo (i numeri 5, 8, 10, 14, 16, 32, 39, 40, 42, 50, 234, 238, nonché il 204 nella frazione di Torre Zuino). Oltre poi a disporre del laboratorio batteriologico, chimico e bromatologico all'avanguardia, nel piccolo comune friulano erano state allestite numerose baracche per ospitare il crescente numero di soldati che passavano da li in occasione delle campagne militari e dunque vi era la concreta possiblità di sviluppare un campus.
Nelle pagine successive l'autore ricostruisce i numerosi dialoghi intercorsi prima con il Ministero della pubblica istruzione, nella figura del Ministro, e successivamente con il Comando supremo per cercare di definire tutti i dettagli dell'esperimento istituzionale. Tusini confessa le numerose difficoltà e i "tanti così inattesi ostacoli" che dovette affrontare per garintere da un lato la presenza degli studenti al fronte, come militari alle dipendenze del Comando supremo, dall'atro per assicurare il Ministero della pubblica istruzione della scientificità, dell'indipendenza e della validità scientifica dell'ente straordinario. Per questo, spiega Tusini, si era provveduto a inserire tutte e sedici le materie normalmente presenti nel V e nel VI anno di corso e a garantire il corretto svolgimento dei corsi affidandolo a professori ordinari del Regno. A tali insegnamenti fu aggiunta anche la logistica sanitaria, materia normalmente non oggetto d'esame, ma utile agli occhi di Tusini e dei suoi collaboratori nel contesto guerresco. Tusini illustra dunque tutte le soluzioni adottate per il funzionamento di corsi ed esami: la frequenza obbligatoria, il lavoro nelle cliniche, le sessioni straordinarie istituite per recuperare gli esami non sostenute; riguardo agli esami sostenuti dagli studenti spiega: che furono complessivamente 3943 gli esami a cui si iscrissero gli studenti, per due terzi superati (1314 gli esami non andati a buon fine). Per quanto riguarda invece gli esami di laurea, Tusini spiega senza nascondere la sua personale soddisfazione, che tutti gli studenti che provarono a sostenere l'esame di laurea riuscirono a passarlo, e nel 52% dei casi ciò avvenne con lode, con pieni voti assoluti o legali. Ciò, sottolinea Tusini, fu dovuto all'impegno e alla validità dei docenti i quali misero a disposizione le biblioteche personali per fornire tutto il materiale agli studenti; fu dovuto altresì alla graden quantità di casi clinici a disposizone di tutti gli specialisti che poteveno far osservarea gli studenti tutte le fasi della malattia, nonché alla grande quantità di cadaveri su cui effettuare le autopsie; ancora di grande utilità si rivelo il Museo traumatologico che "costituisce una impareggaibile risorsa di documentazione scientifica".